Madre Leonia Milito

Figlia di genitori commercianti, Madre Leonia, al secolo Maria, è nata a Sapri, città vicino al mare, provincia di Salerno, Italia , il 23 giugno 1913. I suoi genitori, Gabriele Milto e Anna Maria Grisi, hanno avuto sei figli.  Durante la prima guerra mondiale i genitori materni l’hanno portato a casa di Trecchina, città di montagna e vicino a loro e degli zii che ha passato la sua prima infanzia, mentre il padre era in  guerra.
Il ritorno del padre  ha sottolineato anche il suo ritorno alla casa paterna nel 1918. Ha incominciato la scuola, ha completato i sacramenti di iniziazione cristiana, ha studiato piano classico e nell’adolescenza è entrata nell’Azione Cattolica , dove con più o meno di diciassette anni, ha fatto un ritiro spirituale e ha ascoltato dal predicatore un dettato italiano: “Chi ha tempo non aspetti tempo”. Ella non aveva pensato nel suo futuro e in quell’istante ha sentito che doveva dedicare la sua vita al servizio di tutti e non di una sola famiglia. Doveva essere religiosa e religiosa missionaria.
Ha fatto un lungo discernimento vocazionale e contrariando il desiderio di suo padre e fratelli , che sognavano vederla realizzata nel matrimonio felice, è fuggita di casa, lasciando la madre svenuta, il 18 luglio 1935, con quasi  22 anni di età e entrata nell’Istituto delle Povere Figlie di S. Antonio, a Secondigliano, Napoli.
Nel profondo di se stessa, lo zelo missionario di Madre Leonia l’ha spinta oltre frontiere e, con l’appoggio del governo generale sono state aperte per suo intermedio  la missione in Brasile. Nel 1953, insieme con un gruppo di suore, lei stessa è andata a spandere la missione e nell’anno seguente  le nuove superiore  dell’Istituto, che non erano favorevoli per la missione, l’hanno destinata come responsabile per le case in Brasile.
Aperta alla grazia di Dio e alla sua volontà divina, attirò molti giovani al suo ideale missionario e, il 19 marzo 1958, nella città di Londrina (Paraná), Brasile, fondò, insieme a Mons. Geraldo Fernandes, la Congregazione delle “Suore Missionarie di Sant’Antonio Maria Claret”, che ha come finalità principale l’“Annuncio della parola e il servizio della carità”.
La sua maternità spirituale ha fatto di lei la pellegrina dell’amore, la donna dell’avvento che porta dentro di se, Gesù Missionario del Padre e Redentore dell’umanità;  della Pasqua che ha fatto di lei testimone della risurrezione; e della Pentecoste , che libera, consola, promuove l’essere umano e general nello Spirito una nuova vita, la comunione, l’amore, la compassione per in fratelli, nella bontà e nella gioia, fedele al discepolato di Gesù.  Non è per caso  che per lei santità è amore. Amore  che si traduce  in gesti concreti, nella vita donata con disponibilità e generosità a Dio e ai fratelli, come figlia che sente con la Chiesa il dramma dell’umanità. Ha mantenuto nella sua vita profonda e intensa spiritualità eucaristica e mariana, l’amore ai poveri e alla Chiesa. Per lei è necessario contemplare Gesù nell’Eucaristia per vederlo nel volto del fratello bisognoso e servirlo nella missione.
Nel 22 luglio 1980, era con la valige pronta per visitare le figlie in Australia, in Europa e in Africa e, se possibile la futura opera in India. In incidente automobilistico ha lasciato la sua vita, ma non la sua missione.
La sua missione non è finita con la sua Pasqua definitiva. Dal cielo ha continuato la sua missione di intercessore e amica di coloro  che hanno bisogno di grazie spirituali, morali, fisiche e materiali. Il santo non condiziona il potere di Dio, ma è strumento del suo amore, della sua misericordia e tenerezza con gli uomini. Di fronte a tante relazioni  di grazie e persone che credono nella sua santità, la Congregazione e l’Archidiocesi di Londrina, ha chiesto l’introduzione della sua causa di canonizzazione.